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Proprio così, sì. |
Il fulcro del problema è proprio questo: non si riceve più come una volta. Dove per ricevere non si intende “Dai vieni a casa che ordiniamo la pizza dall’egiziano bravissimo sotto casa”, ma quella sottile e raffinata arte dell’invitare per un tè, per un cocktail, per una cena gustosissima, facendo sfoggio di quanto più bello abbiamo in casa.
Come diceva Irene Brin nel suo libro, “Le visite” sono un momento antico e un lontano sapore nostalgico ci pervade quando capiamo che tempi come quelli sembrano ormai demoliti.
La coccola all’ospite, il servizio di posate ereditate della Nonna che lucidiamo quando siamo isterici ma che non mostriamo a nessuno per paura che spariscano coltelli e forchettine da dolce nelle tasche di amici velociraptor e quel sedersi in punta di culo perché affossarsi sul divano a gambe all’aria è quanto di meno chic si possa pensare.
Gli ospiti non arrivano mai in anticipo, così come una buona padrona di casa non si fa trovare sull’uscio della porta o in cucina ai fornelli. Il personale di servizio, quando c’è, apre la porta, prende i cappotti ed eventuali vivande in dono per sistemare il tutto e servirle al momento giusto.
E quando non c’è il personale di servizio? Si finge di aver concesso loro una serata libera e si fa aprire a un’amica che aiuta nella preparazione “Non sai che disagio senza colf, devo fare tutto da sola”, perché giocare alle ricche è un atteggiamento che si coltiva fin dai tempi in cui Barbie sperperava denaro in macchine vestite e ville con l’ascensore.
“Accomodatevi” fa strada la colf “La signora arriva in un attimo”.
Nonostante sia pronta, imbellettata e tutta profumata, la vera padrona di casa aspetta quei cinque minuti di suspance, una manciata di minuti in cui gli ospiti potranno avere comportamenti maleducati senza essere osservati:
1) Passare il dito sui mobili per controllare la polvere
2) Avvicinare la fronte ai quadri appesi per identificare firme e stime dei loro autori
3) Fare un commento generale sul mobilio con smorfia di gradimento
Dopodichè la comparsa scenica della padrona di casa farà tacere la lingua di tutti e seguiranno “Oh ma che piacere” “Che visione Isabella Giuditta Vittoria Maria, la tua casa è un incanto”, perché aggettivi stucchevoli sono un idillio per le orecchie in queste mondane ma casalinghe occasioni.
Per i curiosi un giro accompagnato della casa è un modo carino di far vedere ricchi arredi, ereditati o regalati, o comprati compulsivamente qua e là. Non importa se alle pareti c’è un Mirò o una stampa Ikea, se la collezione di teiere ottocentesche è originale o la copia bruttina in offerta su Dalani.it, essere fieri di quello che si ha è un buon inizio.
Come dico sempre, più che la sostanza, lo stile.
Un caffè, qualche biscottino, il tè fumante nella teiera più carina che abbiamo, basta poco per mostrare il lato accogliente che abbiamo da offrire.
Che sia un attico vista parco di Porta Venezia o un monolocale a Lambrate.