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Noi le donne messicane ce le immaginiamo così, e invece.. |
È quasi settembre e nell’ambiente moda questo mese scatena erotici impulsi nei confronti di sfilate ed eventi che di mondano hanno solo il nome.
È tutta un sigla in questo periodo, VFNO, SDT, MFW e altre smancerie simili.
In particolare STD mi ha fatto impallidire, la sigla sta per SAVE THE DATE ma siccome siamo in Italia e il Fashionbolario pare non ammetta tra le lingue più cool quella di Dante, allora non si può dire “PROMEMORIA”, “APPUNTO” ma SAVE THE DATE.
E mi raccomando, che il STD sia scritto sul vostro I-Pad altrimenti siete degli sfigati cosmici come me che con una stilografica ancora perdo tempo a scrivere le cose su una comune Moleskine.
Settembre è anche il mese in cui la copertina di Vogue è un vero vademecum, non so il perché, non ho mai capito il motivo di tanta attesa, forse anche l’editoria di moda crede che l’anno inizi a settembre e non a gennaio, boh, je ne sais pas, paraponzi ponzi pà.
E anche un bel cazzo cene, in fondo ogni numero contiene cose meravigliose che nemmeno uno sceicco arabo con il Gratta e Vinci della vittoria in mano potrebbe permettersi.
L’altro giorno sfogliavo virtualmente la pagina Facebook di un blog, tenuto da un erudito Alessandro Masetti, e mi sono imbattuto nella copertina di Vogue versione Messico.
SCOPPIO A RIDERE.
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Tipiche bellezze Made in Mexico. |
Mi sono chiesto, se io andassi in Messico in vacanza, o a Bali, o a Hong Kong, potrei sicuramente trovare la Nutella per spalmarla su qualsiasi superficie liscia come faccio solitamente a casa in Italia, e allora è lo stesso con la moda?
E perché in Messico, patria del poncho colorato e delle donne rotondette dalla carnagione olivastra, Vogue si sogna di mettere in copertina una stangona russa bionda, magra e con uno sguardo gelido?
In Messico sorseggiano Margarita & Daiquiri, strimpellano e sorridono tutto il giorno mentre questa modella è incazzata come il primo giorno di lavoro dopo un mese di ferie e ha un punto vita che la donna messicana media non ha nemmeno alla nascita.
Quindi la globalizzazione ha distribuito su larga scala la Coca Cola e anche le modelle russe? La caduta del muro di Berlino si è trasformata in un’invasione intercontinentale di queste pantere dell’est?
Io mi immagino la tipica donna messicana, pelle olivastra, un po’ di baffetti e sopracciglia alla Frida Kahlo, che sfoglia Vogue con le amiche e davanti a queste bionde un po’ slavate che indossano abiti superlativi urla “CAZZOCENE, NACHOS E MARGARITA PER TUTTE”.
In fondo ogni paese ha le sue forme e i suoi colori che vanno esaltati e tramandati, la globalizzazione c’è e si chiama “MODELLA RUSSA ALTA E MAGRA IN TUTTI I CONTINENTI” ma forse alle volte è meglio non generalizzare.
Nemmeno su Vogue.