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Channel: Pezzenti con il Papillon
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IL VIVER CIVILE SUI MEZZI PUBBLICI, E' POSSIBILE?

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IO TUTTI I GIORNI. 
La realtà è che tutti noi prima o poi, senza accorgercene, volontariamente o no siamo almeno una volta rientrati nella categoria “maleducati da mezzi pubblici” perché per distrazione o fretta siamo come soldati verso l’obiettivo ma è bene fare attenzione e seguire poche regole che permettono agli altri di non avere istinti omicidi nei nostri confronti.
Queste righe sono il risultato di anni e anni avanti e indietro sui mezzi pubblici milanesi, un percorso fatto di tram, autobus, metropolitana, bike sharing e chi ne ha più ne metta, in questo turbinio di voracità, fretta e frenesia.

Non sei davvero residente a Milano se in qualsiasi situazione anche nella più rilassante delle tue domeniche di primavera a spasso per la città, non corri, o meglio, non cammini a passo svelto, il cosiddetto “passo alla milanese” che si aggira intorno ai 7 chilometri orari.
Non importa se sei in anticipo, in ritardo, se non hai una meta prestabilita perché ti stai godendo il tuo meritato tempo libero, tu devi correre e subito ti devi innervosire quando davanti a te qualcuno tergiversa sulla direzione che deve prendere o se occupa lentamente tutto il marciapiede.
Quattro amiche camminano in corso Buenos Aires chiacchierando una accanto all’altra? Ma chi si credono, Carrie Samantha Miranda e Charlotte? Vuoi superare la coppia di anziani lei in visone e lui in Loden ma devi calcolare esattamente il passo per evitare di essere scaraventato nel cestino dell’immondizia o con la faccia sul lampione? Questi sono i nostri problemi.

Entrando in metropolitana per esempio la prima cosa da fare per evitare di essere linciati da chi certamente non sta andando a cogliere margheritine, è preparare il biglietto o l’abbonamento perché è fastidioso che la folla si accalchi ai tornelli per sfrecciare l’abbonamento magnetico ma ci sia qualcuno al posto di comando che ravana nella borsa senza spostarsi e far passare chi è già pronto. Il vero milanese, ricordiamolo, è quello che già al primo gradino ha in mano l’abbonamento e conosce l’esatta inclinazione del tornello che si spinge con un delicato colpo di coscia, magia.
Sulle scale mobili la scritta “Tenere la destra” non è un nostalgico pensiero agli anni d’oro di Forza Italia e Berlusconi ma un accorgimento civile per permettere alle persone atletiche di lanciarsi giù correndo all’impazzata nella parte sinistra della scala mobile, usata come pista di decollo con quell’ultimo tonfo TOOON prima di prendere il volo verso il vagone del metrò.


Sulla banchina, inutile dirlo, si sta dietro la linea gialla e durante le ore di punta è proprio sulla banchina che zaini e borse si prendono in mano perché per chi lo porta è fastidioso farselo sfiorare bruscamente da chi passa dietro e soprattutto lo zaino e le borse stanno sempre in mezzo.
Quando arriva il proprio mezzo di trasporto e si scatena la baraonda è bene ricordare queste poche semplici e snelle regole che potrebbero non far ricredere il povero Darwin:
1-      LASCIAR SCENDERE PRIMA DI SALIRE, regola così ancestrale che io credo fosse scolpita con le unghie e con i denti anche dagli australopitechi nelle grotte ma a quanto pare non è da tutti seguirla visto che certe mattine sembra di stare a una partita di rugby.
2-     NON SPINGERE, NON SPINTONARE, NON PIAZZARSI DAVANTI ALLE PORTE, perché già lo spazio non permette capriole e balletti, se poi tu e la tua valigia di 47 chili occupate l’ingresso e l’uscita come i cani davanti a un cancello in attesa del padrone, beh, maleducato forse è il più tenero dei complimenti.
3-     NON SI PARLA AL TELEFONO. E qui apriamo un capitolo delicato ma necessario perché sono arrivato a un punto tale per cui con lo sguardo freddo e atto alla violenza cerco di far capire a chi mi è accanto che parlare al telefono sui mezzi pubblici è sinonimo di grandissima maleducazione e cafoneria. Stipati al mattino, destinati a 8 e più ore di ufficio, perché dobbiamo pure sorbirci le urlanti telefonate di persone che nemmeno conosciamo che raccontano tutto al loro interlocutore? Chi racconta, lo giuro, della colonscopia appena fatta, chi pianifica la settimana dei figli tra danza, calzetto, nuoto e catechismo, chi parla ossessivamente con la mamma organizzando il matrimonio, chi confessa una crisi sentimentale senza che nessuno dica mai un sonoro “NON CE NE FREGA NULLA”. Vorrei tornare a qualche anno fa quando i ripetitori non esistevano ed eravamo obbligati a dire “Ti chiamo quando esco dalla metro” per la quiete del mondo. Leggetevi un bel libro, imparate a memoria le fermate della rossa, giocate a chi ha le scarpe più brutte del vagone, ma non urlate al telefono, siete dei cafoni.
4-     ALLE PERSONE ANZIANE, ALLE DONNE INCINTA E AI DISABILI si cede il posto a sedere, senza se e senza ma. A ricambiarvi saranno i sorrisi di ringraziamento o addirittura le carezze sulla guancia di un’adorabile sciura di Brera che scende a Lanza.
5-     LEVARSI DI TORNO: quando si è seduti e ci si alza per avvicinarsi all’uscita e sgomberare finalmente lo spazio vitale che occupi, perché rimanere di fronte al posto a sedere senza spostarsi facendo accomodare qualcuno che sbava non appena aveva capito che scenderai alla prossima?
6-     URTANDO E SGOMITANDO, se accade si chiede scusa perché non siamo carne da macello e non ti ha cresciuto un piccione di Piazza Duomo.
7-     ACCESSO LIBERO, perché può capitare che non si debba obliterare il biglietto o l’abbonamento anche in uscita, così appare quella sensazionale scritta che dice “Accesso libero” e di fronte a questa si sparge il panico milanese reazionario. Gente che si ostina a passare sopra la parte magnetica dell’abbonamento senza sentire il beep mentre il molle tornello rimane lì in attesa del fatidico colpo di coscia.
8-    LA LUCE.


Uscire dalla metropolitana è come rinascere ma queste regole di vita e soprattutto di quiete vivere valgono sottoterra come in superficie, su un tram, su un autobus, in un supermercato, in piscina e anche incredibilmente surreale, ANCHE IN POSTA. 

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