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VIA MERAVIGLI E CORSO MAGENTA: IL TOUR

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Corso Magenta 12
Tra le cose da scoprire di Milano c’è una sua fetta di torta molto speciale che spesso è un po’ dimenticata nel marasma generale di una grande città dove si pensa sempre che tutto quel che c’è da vedere sia Montenapoleone, lo struscio di San Babila e via della Spiga.
Niente di più sbagliato.

Era da tempo che volevo scrivere questo post ma non potevo farlo prima di aver visto con i miei occhi tutto quello che questa parte di Milano offre.
Via Meravigli e corso Magenta sono due strade, l’una la continuazione dell’altra, che davvero insieme raccontano tutti i passaggi storici e architettonici della nostra bella città e pare che in queste due vie si concentrino bellezze da capogiro in un tour che a parer mio è obbligatorio.
Via Meravigli si dirama a sinistra venendo da Duomo prima di incrociare via Dante, pare una via stretta e buia della vecchia Milano dove pavé e binari del tram amplificano il boato e i rumori del traffico e del passaggio. A parte Spizzico e Tiger subito all’inizio da vedere si trova la bellissima Galleria Meravigli che tutto esprime il lato dell’architettura ferro e vetro che non è solo la Galleria Vittorio Emanuele II. La Galleria Meravigli è un piccolo passaggio elegante e spesso sconosciuto e vuoto che unisce due strade senza la bruttezza di strisce pedonali, semafori e stop.

Palazzo Turati.

Qui si affaccia un carinissimo bistrot e la Fondazione Forma che ospita delle mostre sempre molto interessanti, uno spazio espositivo che rientra in quelli da visitare e da tener sotto controllo durante le stagioni.
Su quello stesso lato di marciapiede c’è poco più avanti l’ingresso del meraviglioso Palazzo Turati, sempre chiuso e sigillato come una cassetta di sicurezza se non in rare occasioni annuali come il Salone del Mobile dove tutti i milanesi si imbottigliano perché è davvero un capolavoro del nostro decorare. Palazzo Turati è sede della Camera di Commercio, è del 1880 ed è la ricostruzione in chiave moderna di un classico palazzo cinquecentesco tra Ferrara e Firenze, un po’ Palazzo dei Diamanti, con affreschi meravigliosi e ampi saloni di rappresentanza. Fu bombardato durante la seconda Guerra Mondiale ma tornò agli splendori ufficiali nel 1954 con gli architetti dello studio Castiglioni.
Poco più avanti il Bar Meravigli, tappa obbligata per uno spuntino veloce e un panino sobrio, i proprietari sono gentilissimi e il servizio molto a modino.
Sull’altro marciapiede poco più avanti ancora c’è la cappelleria Melegari, piccolina e deliziosa, altro non è che la succursale di quella grande e rappresentante che si trova in Paolo Sarpi, vera Mecca per chi ama i cappelli, le bretelle, le velette e tutto quanto sembra inutile ma necessario.

Santa Maria alla Porta.

Qualche passo e finisce via Meravigli, e ci si addentra nello splendido Corso Magenta che è un vero patrimonio a cielo aperto di tradizioni, storia, arte, spettacolo e instagrammabilità.
Subito c’è la Taschen, il negozio dove nessuno riesce a entrare senza desiderare un enorme libreria con tutti i volumi che spaziano dalla fotografia di moda alla storia dell’arte. Tappa obbligata, in particolare per l’ultimo volume “Gli ingressi di Milano” dove sono raccolte le fotografie degli androni più belli tra gli anni ’20 e gli anni ’70.
Poi c’è Marchesi, quella vera, la pasticceria che da oltre 100 anni fa angolo lì, immune da tutte le modernità che avanzano, vero capolavoro di estetica e qualità, fare colazione da Marchesi verso le 10 del mattino attorniati da sciure in visone è una gioia senza limiti.
Lì dietro c’è Santa Maria alla Porta, una piccola chiesetta bombardata durante la guerra che ha causato la distruzione dell’antica cappella circolare, oggi riscoperta e portata alla luce (nel vero senso della parola), che è lì a testimonianza di quante meraviglie sono state portate via per sempre e di quante si attaccano alla sopravvivenza dei posteri. E’ un angolo prezioso, soprattutto per la bellezza di quei marmi.
Consiglio culinario: il piccolo ristorantino “La Brisa”, in via Brisa (lì dietro) ideale per un pranzo chic.


Quella vera. 

Continuando su corso Magenta bisogna poi fare marciapiede e marciapiede perché iniziano una serie di cose immancabili.
Al civico 12 bisogna per forza entrare nel cortile perché alzando gli occhi al cielo si gode di uno spettacolo superlativo, un ottagono perfetto che sovrasta la tua testa e le tue lacrime.
Dall’altra parte del marciapiede invece la cappella Sistina di Milano: San Maurizio, una chiesetta con convento annesso per le suore di clausura che è una meraviglia, tutto affrescato nel Cinquecento, ospita un ciclo di affreschi che vi faranno dimenticare il romanico e il gotico.

Palazzo Litta. 

Da vedere assolutamente l’affresco dell’arca di Noè dove a salire a coppie tra gli animali anche due unicorni deliziosi, perché sì, a Milano abbiamo anche gli unicorni.
Al centro di Corso Magenta poi c’è lui, l’incantevole PALAZZO LITTA, di quei marchesi famosi che si contendevano insieme ai Clerici il tanto desiderato titolo di “Palazzo nobiliare più declamato”, in una gara di stucchi e specchi. Lo scalone principale è un sogno e il bodouir della marchesa Litta è quel salottino che io desidero più di ogni altra cosa al mondo.
(La leggenda dice che c’è anche un fantasma che si aggira per il Palazzo, così per far folclore)
Poco più avanti, all’angolo di corso Magenta e via Carducci c’è lo storico Bar Magenta, un caposaldo universitario di tutti i milanesi della statale che fanno serata il giovedì sera tra panini, birre e karaoke.

La vigna di Leonardo e la Casa degli Atellani.

L’altro pezzo di Corso Magenta, anch’esso degno di nota, è una discesa verso altre fase di Milano, dall’antico quattrocento al razionalismo degli anni ’30.
Al civico 55 una piccola sosta è obbligatoria, soprattutto da quando hanno messo una pietra di inciampo a ricordare il papà di Liliana Segre che in quella casa abitava in tutta la sua serenità prima che le deportazioni la portassero via insieme a Papà Alberto e ai Nonni che non fecero mai ritorno. Liliana è una delle poche sopravvissute alla Shoah e da anni racconta la sua storia, ascoltarla o leggerla è un consiglio spassionato che do a ognuno di voi.
Più avanti si trova la bellissima Santa Maria delle Grazie, famosa perché era lì quando tutto era campagna e quando il Duomo era in lunga costruzione, celebre perché è lì che il genio di Leonardo Da Vinci si esprime con tutta la sua forza ne “Il cenacolo” che si trova nel refettorio della chiesa.

Santa Maria delle Grazie. 

Uno dei luoghi più complicati da vedere a Milano perché blindato e gettonatissimo, ma credo che ammirarlo nella sua luce più naturale sia un dovere per tutti noi.
Dall’altro lato del marciapiede in un susseguirsi meraviglioso abbiamo “Palazzo delle Stelline” che è una fondazione che ospita delle mostre e delle temporanee molto interessanti che spaziano dall’arte antica alla contemporanea, poi subito dopo la meravigliosa Vigna di Leonardo.
Un appezzamento di terra donato da Ludovico il Moro nel 1498 a Leonardo da Vinci che da qualche anno era pittore della sua corte, la vigna si affianca al giardino della casa degli Atellani, aristocratici milanesi del ‘400 che avevano trasformato qui la loro dimora in una suntuosa residenza. E’ uno spettacolo vero.
La Casa degli Atellani è un contenitore, infatti al suo interno c’è anche lo storico appartamento di Piero Portaluppi, l’architetto che ha regalato a Milano meravigliose testimonianze del razionalismo anni ’30 come Villa Necchi e la casa Boschi di Stefano, è visitabile durante certi periodi dell’anno ed è come rendere omaggio al Palladio a Vicenza, OBBLIGATORIO.

In questo lungo cammino fino a Corso Vercelli ammirerete una Milano ricca di storia, cultura, costume e leggende e se ve ne innamorerete ancora di più allora sono riuscito nel mio intento. 

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