Partiamo dal presupposto che un po’ tutti siamo casi umani, solo che alcuni lo sono particolarmente e dimostrano di portare avanti questa loro qualità come segno distintivo.
I casi umani sono l’evoluzione degli “sfigati” del liceo, stessa specie.
Sono attorno a noi e forse vi apparteniamo più di quanto potremmo mai pensare, li osserviamo, impariamo a conoscere i loro movimenti e ci riconosciamo in tante cose, forse troppe.
Il caso umano è la dirimpettaia che parla solo di quante malattie è riuscita a collezionare durante l’inverno, è la signora che alle poste smarrita nel senso della vita, osserva la colonnina dei numeretti come potesse rivelarle il segreto di Fatima.
È il pennellone che aspetta il tram e sbaglia direzione nonostante tu gli abbia spiegato con parole semplicissime le dinamiche di tutta la linea, è la siciliana che il giorno di Pasqua chiama la famiglia riunita a migliaia di chilometri di distanza e urla sui mezzi pubblici perché la nonna sta guardando Caterina Balivo a un volume assurdo.
Tutti noi poi abbiamo avuto intimamente a che fare con un caso umano, o magari siamo solo riusciti a berci un drink, per fortuna.
Il caso umano a 33 anni è single da 7 anche se di bell’aspetto, con un lavoro ben retribuito, una casa in una bella zona, e ci si chiede “Perché mai?” . Sarà forse che ha una forte allergia agli spazzolini da denti altrui nel suo bagno, che trascorre le sue serate a lamentarsi della vita sempre troppo ostile e passa da “Ma come ti vesti?” a “Superquark” con una tale velocità che non capisci perché Enzo Miccio perda il suo tempo a studiare la riproduzione dei camaleonti anziché scuoiarli per farci una shopper.
Il caso umano ti dice “Sei bello MA sei troppo Jude Law” come se intendesse Gerry Calà, ti chiede “Domani vieni a prendere un caffè?” e sparisce inghiottito da un varco spaziotemporale alla Harry Potter per poi recuperare con un “LA PASQUA E’ LA FESTA DI CHI SA CHE LA VITA SA STUPIRE OLTRE OGNI ASPETTATIVA, PERCHE’ LA PASQUA E’ RINASCITA”.
Ok. Grazie. Blocco immediato.
È il ragazzo nemmeno trentenne con le spalle a gruccia, la barba da capretta, capelli lunghi nonostante evidenti calvizie, occhiali alla Galileo, maniglie dell’amore e la polo manica lunga color blu elettrico con abbinata la maglia della salute.
Un po’ professore di filosofia, manca solo la forfora sulla giacca di velluto a coste.
Casi umani un po’ si nasce ma i malcostumi ne ingigantiscono l’effetto.
È il collega che alla domanda “Come sono andate le vacanze?” risponde “Sì dai, c’era una bella giornata anche se l’arietta non era proprio calda!” con l’entusiasmo di un piastrellista in ginocchio sul piatto doccia.
La vita è una strada tortuosa fatta di salite e attraversamenti pedonali improvvisi di casi umani.
Io ad esempio sono nato caso umano e lo dimostro ogni volta che al Pam chiedo “Quand’è che finalmente i miei punti si trasformeranno in coupon?”.
C. V. D.
Come volevasi dimostrare.