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Channel: Pezzenti con il Papillon
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CARO KARMA TI SCRIVO

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Caro Karma,
ti scrivo perché ho bisogno di farlo e ho bisogno di fare con te un po’ il punto della situa.
Insieme ne abbiamo passate tante e lo sappiamo, sappiamo entrambi che non è il momento più idilliaco mai apparso nella nostra ahimè sventurata costellazione leonina, MA io e te non ci siamo mai persi d’animo.

Perché tu caro Karma di scherzi me ne hai fatti, tante volte ti ho ringraziato e altrettante ti avrei preso a badilate sugli stinchi, affettuosamente parlando.
Insieme abbiamo vissuto la decadenza romana, la spensierata Strasburgo, la difficile Parma, la stagione dell’amore a Tarragona, il crollo a Lodi e la rinascita milanese.
Io, te e svariati milioni di drammi.

A volte non capisco se ci sei o ci fai, se mi ami o cerchi di mettermi i bastoni tra le ruote in tutte le pedalate che tento di fare. Inizia una cosa, lenta, difficile, con una strada che non è in salita ma è proprio un’arrampicata sulla cresta della montagna, e tu cosa fai?
Boom, ci metti in mezzo anche la pioggia, il freddo e delle scarpe di merda.
Si dice che il Karma sia una parte di te, ma chi l’ha chiesto? Perché spesso ti immagino come il mio gemello cattivo, quello che al posto di mangiarsi le unghie architetta strani piani per farmi andare male le cose e che è capace di visualizzare e non rispondere senza sentirsi in colpa come un bambino che non finisce la minestra.

Insieme ne stiamo vedendo di tutti i colori, o meglio, stiamo affrontando una cartella colori dove per ogni sfumatura ci sono minuscole variazioni, noi non capiamo una fava e ci sembrano tutti uguali, come se dal mucchio non uscisse quel “Oh minchia, che meraviglia questo blu cobalto, è LUI!”.

Insieme ci siamo sentiti dire “Sei bello ma troppo Jude Law!”, “Sembri asessuato come una tavoletta di legno”, “Vorrei uscire con te ma prima voglio vedere come va con quell’altro”, “Beviamo una birra” “Ah no non posso, Marco non mi perdonerebbe” “Chi è Marco?” “E’ il mio compagno, conviviamo!”  e tante altre idiozie che ci han riempito la testa e mai il cuore.
Perché con te, Karma mio, ho imparato anche a innalzare un muro cementizio e addobbato con un filo spinato, blindato da soldati armati di kalashnikov pronti a far fuoco contro chi si prende la libertà di avvicinarsi troppo.

Che ci vuoi fare, “E’ la vita” m han sempre detto.
Sì ok, è la vita, mettersi in gioco e bla bla, ma io a guardie e ladri senza manganello o passamontagna non ci gioco.
Di una cosa sono certo, che tu ora sei in fase down, quieto vivere quasi morte apparente, ma stai preparando per me una combo di sorprese che rinasco in stile Venere di Botticelli (senza capelli) e da lì ciao core, nessuno mi ferma.

Ora caro Karma ti saluto, perché tra le cose che non funzionano in me c’è anche la totale incapacità nel cucinare qualcosa che sia anche solo degno di essere messo su Instagram.
Ma, come sempre, ho fame. Tanta fame.

Tuo 

L.

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