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Channel: Pezzenti con il Papillon
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QUANDO VIENE DICEMBRE

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Per tutto il mese così.
Per anni ho soffocato la magia del Natale e l’attesa dell’arrivo di Dicembre perché un po’ mi intristiva, perché erano lontane le cene della Vigilia a casa di Nonna Giuliana con Babbo Natale che suonava alla porta mentre noi nipoti distratti guardavamo un cartone nel salottino.
Quando si è grandi cambiano le aspettative e tra il brodo, i cappelletti e un cappone ripieno che durerà fino alla Befana, riscaldato più volte, si rischia di perdere il piacere dell’atmosfera natalizia. Il significato cattolico del Natale ha quel sapore antico e tradizionale, ok, ma chi come me non crede a niente se non ad Alberto Angela, festeggia questo momento come “Sto in famiglia”, perché a Natale si sta in famiglia.
Famiglia è quello che noi riteniamo tale, quel nucleo di protezione che può essere un genitore, un cane, un’amica, un amico, un compagno, un mascalzone con cui sto accidentalmente uscendo, una prozia affezionatissima, una compagna di banco del liceo, un buon libro o il mio cd preferito di Mariah Carey, quello che si vuole.

Nessuno potrà dirti cosa devi essere e a quali convenzioni sociali devi appartenere e se lo fanno, spallucce e via a canticchiare “All I want for Christmas is CAZZOCENE” davanti al caminetto.
Negli ultimi anni ho riscoperto invece quanto sia bello entusiasmarsi per un albero ben illuminato a casa tua o nella tua piazza preferita, quanto sia divertente camminare per la strada e sentire le musichette di Natale, che ogni anno sono identiche ma ogni anno ci fanno voglia di cantarle a squarciagola con un maglione in lana carico di renne e slitte.
Niente regali, o meglio, vanno bene se sono cose piccole, studiate, ricercate e buffe, che quando scarti il fiocco ti fanno pensare “Solo tu potevi regalarmi una cosa così” perché cucita su di te, con un biglietto (obbligatorio anche se si regalano soldi, tessere di Zara o un pugno sul muso) che è sempre la parte più bella.
NB: per il bigliettino usate una carta da lettere “speciale”, così chi lo leggerà sa che quello non è il primo foglio trovato nel cassetto ma la famosa carta da lettere per le persone speciali (cit.)


Quello che mi piace del Natale è l’incondizionata voglia di essere felici, anche con poco, con mille buoni propositi che poi scadranno entro il 10 gennaio ma sentirsi comunque circondati da un’aria allegra nonostante i tempi, le sofferenze, le minacce di crimini efferati e le terribili notizie che ci arrivano dal mondo, ahimè quello reale.
Quello che non voglio invece è essere condizionato dal clima di paura e sospetto, non voglio aver paura di uscire di casa, di mangiare le castagne in Galleria perché sui social scrivono che faranno saltare in aria tutti i castagnari della città, o frequentare i posti che amo per il timore di qualcosa che boh, non possiamo controllare e che mi auguro non succederà.

Preferisco indossare un maglione di Natale, un bel cappotto e con gli occhi all’insù stupirmi per ogni luminaria, per ogni carillon, per ogni alberello addobbato, finendo poi a casa avvolto nella mia coperta di pelliccia a guardare “Anastasia” urlando a squarciagola “QUANDO VIENE DICEEEEMBRE” con lo stesso entusiasmo di quel lontano 1997.

Perché a Natale si è tutti un po’ più bambini. 
Con la coperta di pelliccia. 


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