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Channel: Pezzenti con il Papillon
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I BISES A GAETA

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Romanzi rosa cipria


Tutto è cominciato dalla vicina di ombrellone che ha bisbigliato un “AO’, QUESTI ME SA CHE SO’ DE MILANO” perché il pallore milanese c’è, e anche la cadenza lombarda, nonostante il tentativo di celarla.
E da un tweet “Come ci arriva un milanese a Gaeta?”.
Grazie a uno scambio case, amici di famiglia che dopo anni al mare chiedono di andare nella nostra casa in montagna e tac, tutti a Gaeta a perlustrare un mare blu, una popolazione ruspante e la “tiella”, una sorta di panzerotto ripieno di alici e polipetti.
Da svenire.

I Bises a Gaeta sono come i Forrester ad Aspen.
Passeggiate all’esterno, drammi irrisolti quali “Perché non hai preso il caricabatterie del tablet?” a un 1 km da casa, paesaggi incantevoli e sorrisi smaglianti.
Abbiamo anche il cane, Penelope, siamo un po’ la famiglia del Mulino Bianco, senza fattoria, senza caprette, senza galline starnazzanti.
La meraviglia di partire con 4 costumi, un paio di ciocie alla “Sciabatto per Positano e mi sento figo”, un Panama sulla testa e saluto Milano perché ogni tanto fa bene allontanarsi dalla Grande Stronza.
Un viaggio lungo, siamo passati addirittura da Frosinone e sarei andato in pellegrinaggio alla statua di TATA FRANCESCA CACACE se solo non vivessimo in un paese in civilizzato che non rende onore alle nostre autorità.
E poi Latina, patria natia di personaggi aulici quali Manuela Arcuri, Elena Santarelli e Tizy Ferro.

 
Tutto un blu
Gaeta è un angolo di terra ruspante dove se magna bene, se prende er sole e le ustioni di I grado sono assicurate, si hanno vicini d’ombrellone che starnazzano ma fanno colore e tutti hanno occhiali specchiati tamarrissimi.
E’ tutto una gioia.
Quando mi tuffo ed esco dall’acqua faccio un po’ Raul Bova con lo slippino ma poi mi giro e il costume fa effetto pannolone e tutto l’incantesimo si dilegua, nel contempo i rimorchi sono a zero e le figuracce a 1.

“C’è uno di Milano a Gaeta, sai?” dice un ragazzo al suo migliore amico su Whatsapp, e lui “Ah sì, lo conosco, lo vedo martedì”, “AH, io dovevo vederlo stasera”.

Perché se il mondo è piccolo Instagram è minuscolo.

Sulla spiaggia mi eclisso e leggo “La signora delle camelie” e mi sento Marguerite Gautier, la bella mantenuta, solo che io sono la versione pezzente con le peonie e non ho un cabinet de toilette dove ricevere ricchi amanti con gioielli in regalo.
Sono solidale anche con il suo amante, il giovane Armand, che con i suoi flussi di paranoia ricorda tutti noi quando qualcuno visualizza e non risponde su Whatsapp. Solo che lì c’erano le lettere, i porta-lettere e i messaggi codificati, non stupidi pollici insù.
“Quel povero ragazzo è innamorato di voi”
“Se dovessi dar retta tutti quelli che sono innamorati di me, non avrei neppur il tempo di mangiare”.
Ecco perché io sto sempre a mangiare.
DAJE MARGHERI’.

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