Dopo una certa età non si è single ma gattare, non si è single ma disperati, non si è single ma “Ti rimangono solo i divorziati e gli etero curiosi”.
Cattiverie gratuite che cadono come quella pioggia d’agosto che tanto ci piace.
I pochi rimasti a Milano si incontrano per cene nascoste in un giardino che dall’esterno non diresti mai, si fanno docce di Autan e parlano di brutti incontri perché tra i non accoppiati quello è l’argomento più divertente, e chissà che si impari dagli errori altrui.
Sì, certo.
Tutto è nato da una frase che fa venire i brividi se si osserva la sottigliezza del suo contenuto.
“IO L’UOMO CONTEMPORANEO NON LO CAPISCO PROPRIO”.
Citazione di una ragazza che non è la classica annoiata milanese con l’ultima borsa di Prada e un lavoro di merda, che non crede nell’amore e che è stata mollata dall’ultimo zarro della Barona, bensì di una ragazza con un carisma incredibile, una personalità effervescente e un allure alla Greta Garbo.
L’uomo contemporaneo è un personaggio mitologico che però esiste e che dalla leggenda è passato alla realtà delle cose senza che nessuno ne sentisse il bisogno.
È l’evoluzione di quel gentiluomo che portava la tuba e il bastone da passeggio, che faceva il baciamano, portava la camicia con il panciotto, scriveva lettere d’amore senza vergognarsene, che non avrebbe mai scritto con la “k” e non avrebbe mai visualizzato senza rispondere con parole carine e ben selezionate.
L’uomo contemporaneo invece è una vera e propria perdita di tempo.
Organizza una cena con amici che nel momento perfetto si dileguano strisciando a terra come soldati durante un’esercitazione, lasciando lei sola con lui. Chiacchierano, ridono (lei ride, lui ha l’aria di uno che non sa nemmeno che giorno sia), si fa tardi e lei butta un “Come torno a casa ora che non c’è nemmeno più la metro!” trovandosi dalla parte opposta della città.
Chiaramente il sottotesto di quella domanda era “DORMO QUI”.
L’avrei capito anche io.
E lui che risponde?
“C’E’ L’AUTOBUS SOSTITUTIVO!”.
Così la sventurata di turno, lasciata in balia di spacciatori, trans brasiliane e teppisti alle due di notte in mezzo a una Milano deserta, torna a casa sana salva e incazzata come una vipera del Congo.
Decide di intraprendere un’ulteriore tecnica d’approccio durante una serata danzante in cui esibire tutte le sue carte.
La carta della nudità: una bella trasparenza a forma di croce per esibire le tette.
La carta della coscia: una gonnella facilmente svolazzante.
La carta della sensualità: balli sfrenati da addio-cervicale.
Sembrava di stare alla finale di Amici.
A fine serata il diluvio universale davanti a casa di lei impedisce a lui di prendere la bici e allontanarsi dalla zona a rischio, “Aspetto che spiova”, e così ha fatto senza che sia saltato nemmeno un ferretto del reggiseno super sexy di lei.
E mentre lui slega la bicicletta lei assalita da un fuoco interiore, si aggrappa alla grata della finestra e tira fuori un arrabbiatissimo “CERTO CHE SEI STRANO!” che lui ovviamente non coglie.
L’uomo contemporaneo non è solo strano ma alquanto confuso e in una città grande, affollata sempre di casi umani sempre nuovi, c’è l’idea che dietro l’angolo ci sia in agguato qualcosa di meglio, occasioni della vita che aspettano e persone meravigliose da impalmare.
TUTTO FALSO.
Sarebbe forse più carino concentrarsi su quello che si ha sotto il naso, perché spesso dietro l’angolo c’è la stessa merda che abbiamo calpestato precedentemente.