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Un gioiello |
C’è lo shopping compulsivo, quello da sport estremo durante i saldi e quello casereccio, fatto nell’armadio di una Nonna elegante e di un Nonno dallo smoking sempre pronto.
Quello che si addice di più a me è quello dei mercatini in cui si da la possibilità a vecchi oggetti polverosi di avere una seconda chance.
In una calda domenica durante la festa del paese capito come ogni anno nel tradizionale mercatino della parrocchia, un eremo di brutte cose esposte su un tavolo. “Pesca benefica, 5 euro” dice il cartello.
Tra una tazzina finta Limoges e un orologio da parete “Ma questo non era a casa di Maila?” che scopri essere stato di una tua amica, le cianfrusaglie si disperdono in quel minuscolo stanzino dell’oratorio.
Tutto costa pochissimo e comincio a farmi tenere da parte una gran quantità di cose, alcune inutili.
Un doppiopetto gessato che mi sta a pennello, un paio di bretelle, “Deve essere morto qualcuno che si vestiva bene recentemente, guarda qui che belle giacche” bisbiglia qualcuno. E ancora un beauty da viaggio in pelle, di quelli vintage con la maniglia, perché è noto che io viaggi in stile Orient Express, un foulard da taschino e una testa da esposizione.
Quatto quatto osservo una preziosità, chiedo:
“E questa? Quanto viene?”
“10 EURO”
“Ma funziona?”
“Certo!”
MIAAAAAAAA.
LA GRAFIA. |
Ho gridato mia come alla superfinalissima di una partita di pallavolo.
Mia la macchina da scrivere Lettera 35 dell’Olivetti, perfetta.
Ci sono desideri che si realizzano con poco e io quella domenica pomeriggio ho esaudito un mio capriccio, quello di portarmi a casa una macchina da scrivere dai tintinnanti tasti per sentirmi Jessica Fletcher alla “MURDER SHE WROTE”.
Certo non è la Lettera 22 di Marcello Nizzoli ma è pur sempre un esempio di ottima carrozzeria e stile indiscusso.
“Potrai sentirti Indro Montanelli” ma io preferisco sentirmi Camilla Cederna che lui stesso ha definito Merlettaia del costume perché entrambi abbiamo la passione per il frivolo.
Anche lei batteva a macchina sistematicamente e io voglio che il ticchettio dei tasti sia così rumoroso che i vicini diranno “Lorenzo sta scrivendo un nuovo post”.
E a ogni mia parolaccia seguirà un “Ecco, ha sbagliato” perché con la macchina da scrivere non c’è distrazione che tenga, non esiste la facilità del “canc” ma solo un carattere standard da telegramma.
E fa molto messaggio anonimo di un bombarolo.