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Ci sono persone che sono capaci di stare al mondo senza avere capelli scompigliati, macchie di unto su qualsiasi cosa indossino, scarpe slacciate e caccole del sonno sugli occhi. Non è questione di sicurezza, educazione, e non sono nemmeno i dettami d’etichetta impartiti da Nonne con il filo di perle nate sotto il regno Italico dei Savoia, al contrario è proprio la goffaggine di alcuni di noi che è invincibile.
Con un grande self-control mi sono guardato dentro e dopo essermi detto “Lorenzo, magari 4 tipi di tartan diversi tutti insieme anche no”, ho affrontato la dura realtà.
SONO GOFFO.
E alla parola goffo mi viene in mente subito Pippo che è dinoccolato, lungo e maldestro. Che fa cadere le cose, riesce a perdere una roulotte e inciampa di continuo. Io sono proprio così, faccio una cosa e me ne cadono quattro, apparecchio una tavola e rompo un bicchiere, lavo i piatti e piovono scolapasta che urtano una ciotola di vetro che a sua volta rimbalza e si schianta contro il vetro del forno creando un caos che il Big Ben in confronto era una lucina di Natale.
Come un elefante in una cristalleria, come un labrador che si sente piccolo e invece pesa 40 chili e ti salta addosso, mi muovo pericolosamente agli eventi, nei negozi e prima o poi mi aspetto che qualcuno mi dica “No Lorenzo, stai a casa tua”.
In particolare ci sono stati 3 momenti di apice della mia goffaggine.
- Durante un appuntamento galante. Era tutto perfetto, ho sfoderato la mia parlantina, fatto gli occhi da cerbiatto, annuito interessato a quello che diceva anche se pensavo solo all’atto carnale, ho pure fatto il gesto di pagare “No dai, faccio io” mangiando pane e cipolla per una settimana. Alla cassa, paghiamo, ringrazio la ragazza, sto per uscire ma ho il lampo di genio di allungare un braccio sul bancone per prendere il biglietto da visita.E siccome come i burattini allungo un braccio e si alza una gamba, in quell’esatto momento in cui pensavo di essere una ballerina alla sbarra, passa la cameriera che inciampa e si sfracella al suolo rompendo un servizio di bicchieri completo. Ovviamente non sono più tornato al locale e non c’è stato mai un secondo appuntamento.
- Quella volta che in un negozio di scarpe dettavo a mia sorella i miei anatemi sulla bruttezza delle calzature presenti e per risparmiarle la noia le dico “Vuoi vedere com’è bello il mio Loden quando faccio la giravolta?” perché doveva assistere alla bellezza della pence.Così, giro su me stesso in un metro quadro come una sposa felice e siccome me lo merito, tiro giù praticamente uno scaffale intero di scarpe.3. Quella volta che in ufficio, dove tutto era perfetto, immacolato e sembrava di stare in una foto di AD Design o CASABELLA, il capo mi chiese “Puoi svuotare la macchinetta Nespresso dalle cialde?” e io “MACCEEEERTO”. Risultato: caffè ovunque, io che sembrava mi fossi lavato con l’Arpeggio e grandi imprese di pulizia.Sono un disastro, ma questo era chiaro fin da piccolo, quando sono riuscito a cadere nell’ultima cacca di mucca di tutto il Sud Tirolo.