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TROPPO INSTAGRAM. |
Se è vero che il mondo è bello perché è vario lo possiamo dire noi che passiamo gran parte dei nostri viaggi in metropolitana sfogliando Instagram. La concentrazione di brutte scarpe, muscoli all’aria e imbarazzanti bocche a culo di gallina, fa di questo mondo virtuale un vero calderone di casi, umani e non. Perché a vedere alcuni profili le reazioni sono due:
1) Mi chiudo in casa, seduto stretto alle ginocchia urlando “SONO GRASSO FACCIO SCHIFO”
2) Che bella quella federa, chissà di chi è quella borsa, uh fighe le scarpe perché tutto il resto è meglio non osservarlo per la propria incolumità.
Quando i tuoi amiconi del cuore sono social quanto e più di te, tra un evento e l’altro, un pranzo tra figli di nessuno a Pasqua e un giro sugli autoscontri più cool di Milano con la musica tunza, è un attimo che spunta il braccio di qualcuno e si urla “SELFIEEEEE”.
È bene che nel gruppo ci sia sempre un amico con il braccio ormai più lungo del classico homo sapiens, con avambracci estendibili e che conosce la giusta inclinazione per far rientrare nell’inquadratura teste, capelli, occhi da cerbiatto, giacche all’ultima moda e sorrisi bianchissimi.
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Io e SARINSKI/MARISSA COOPER |
Senza di lui il panico da selfie con crampi e tendiniti è assicurato. Poi c’è l’adorabile amica figa, quella che ha il diritto impartitole direttamente da Dio di vagliare a rapporto le foto da pubblicare, senza il suo nullaosta niente e nessuno potrà avanzare il suo nome sui social pena la decapitazione e una campagna pro-defollow. Da qui la spontaneità degna di un Conclave che si nasconde dietro la pubblicazione di una foto in cui ci si diverte e sembra non ci sia una posa. E invece “No questa no” “Qui si vedono bene i capelli” “Che figa qui, dai postala e taggami” “QUESTA NO TI QUERELO”.
Poi c’è chi se ne frega, chi fa smorfie, chi parla e appena vede un flash è subito Paris Hilton, chi cerca l’obbiettivo ricordandosi di stare sempre a destra e con il viso a ¾ perché fin dai tempi dei fiamminghi si viene meglio in posa Lilli Gruber. Come faccio io.
Nei selfie di gruppo poi ognuno cerca di assumere la sua magnum prendendosi testate, inarcando tantissimo la schiena, si creano addirittura dei vuoti se due dei presenti hanno la posa giusta ma speculare, e in pochi secondi si decide il destino di un tag.
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E' chiaro il messaggio? |
Ne è la prova il selfie di gruppo con Paola Barale che carica di adrenalina e al top della sua forma, ballava “VOGLIO SOLO LIMONARE” a bordo degli autoscontri in Piazza Affari per l’evento Seletti/Sky Arte/Disaronno, indossava uno zibellino e dei jeans attillatissimi. Nella foto io al centro di tutto sfodero il mio miglior profilo e sembro più fotogenico di lei che ha sulle spalle e sugli zigomi anni e anni di televisione.
Da quando poi ho lo Zenfone 2 io passo metà della vita a fotografare tutto. Palazzi, gatti, cani, pizza, capelli (altrui), scarpe (mie), fiori e cose a caso da Tiger. La fotocamera frontale è perfetta con 13MP, quella interna con 5MP ti permette di passare le giornate a farti certi selfie che vorrai tappezzare tutto l’Internet con la didascalia “SONO SINGLE E PROPRIO NON ME LO SPIEGO”. Per non parlare delle fotografie panoramiche a 140 gradi, gli effetti per rimpolpare zigomi e piallare la pelle e la luminosità dei colori che è imbattibile.
Prima dello Zenfone io poi non avevo gli occhi azzurri, o almeno credo.
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LA FOTO. |