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TROPPA MODA TROPPA |
Ci sono momenti in cui farsi prendere dall’ansia non serve a niente ma sbattere pugni al muro, lanciare cose inanimate e invocare il cielo, sì. Un sabato mattina di pioggia e umido indosso il classico impermeabile Burberry’s scendo in strada e urlo “GATTOOOOO, GATTOOOOO” senza però limonare come invece alla sempre-culo Audrey Hepburn, poi lei va da Tiffany a far colazione perché fa la ricca, mentre io mi dirigo da ormai 15 giorni al Mc Donald’s perché ho Latte e Nesquik + Brioche aggratis essendo andato senza pudore alcuno a far colazione in pigiama, come i veri poveri.
Essendo TROPPO MODA mi scattano una foto, mi appoggio al davanzale del balcone, rido scherzo e me la sento molto. Salvo poi accorgermi che avevo sporcato di nero tutto l’impermeabile, non so come e non so per quale maledizione ma era tutto macchiato e per un attimo ho avuto un forte desiderio di prendermi a schiaffi con la busta dei piselli surgelati. COSA SBAGLIO SEMPRE? PERCHE’ SONO SEMPRE COSì GOFFO? Due giorni prima con quell’impermeabile mi sono pure avvicinato a un clochard sulla metropolitana e ho ceduto la mia brioche al cioccolato un po’Sissi, un po’ San Francesco d’Assisi, e allora perché dal cielo così tanto astio? In cinque minuti in cui ho perso la lucidità ho quasi corso il rischio di buttarlo in lavatrice a 30 gradi, mia madre non rispondeva al cellulare e non avevo nemmeno la forza di googlare “Impermeabile di Brurberry’s lavaggio SOS”. Poi ho letto l’etichetta (mai fatto in vita mia per nessun capo al mondo) e c’era scritto “Lavaggio a secco”.
Infilato un cappotto, messo a caso delle scarpe brutte come la fame, scendo e ovviamente vedo passare il tram. PERSO. Ripeto dentro di me “Non ti arrabbiare, cose che possono capitare” per non creare del panico inutile e per non bestemmiare in pieno centro a Milano che non è molto elegante e il sabato mattina la città è invasa da signorotte in filo di perle e barboncino al guinzaglio. Cammino in direzione del Carrefour che pare abbia un ottimo servizio di lavanderia, entro e per poco non ho urlato “VI PREGO AIUTATEMI” sgomitando tra un’ecuadoregna con le Nachos in mano e un altro che alle 11 del mattino beveva già birra.
Ad accogliermi un signore a cui non avrei affidato nemmeno il mio peggior nemico, gobbo, puzzolente, con la forfora su tutta la divisa Carrefour e senza denti. Ci ha messo quei dieci minuti per capire la parola “Impermeabile” e mentre lo imbustava io lo salutavo con le lacrime agli occhi bisbigliando un soffice “Ti vengo a prendere presto, PROMESSO” come fosse un bambino mandato in collegio. Ogni giorno prego l’Ispettore Derrick, patrono degli impermeabili, e ogni volta che ne vedo uno ho quasi il magone perché mi immagino il mio torturato da delle buzzurre della lavanderia e soffro, soffro davvero. Faccio anche degli incubi in cui me lo perdono, io urlo alla denuncia e li porto tutti al Tribunale perché non si scherza sui sentimenti, quelli veri, quelli profondi, quelli dedicati alle persone più care della tua vita