Più che un post questo sarà un piccolo, intenso, e probabilmente anche sbagliato, vademecum su cosa indossare quando si è invitati a un matrimonio. Perché abbiamo bisogno di regole, brevi, concise ma chiare nelle nostre menti. Non perché siamo figli illegittimi di Lina Sotis e dobbiamo riconoscere al volo il nome specifico della piega del tovagliolo di lino, cazzocene a noi che mangiamo in piedi nella ciotola di plastica per sporcare meno stoviglie possibili, ma per evitare di rientrare nella categoria “GUARDA QUELLI CHE CAFONI”.
Possono darci uno stipendio da fame, proporci stage retribuiti con cui nemmeno una caverna sulle Alpi Apuane, possono farci vestire low cost e dirci che non avremo mai una Bentley e un terrazzo da cui lanciare le nostre mutande autografate, ma noi cafoni non lo saremo MAI.
Quindi, donne (mi rivolgo a voi perché io con gli uomini ho chiuso dal giorno in cui mi è stato detto che “Al matrimonio ho messo le Hogan che sono scarpe eleganti”), ecco qualche suggerimento.
Se il matrimonio a cui siete state invitate è di giorno e la cerimonia è al mattino con il ricevimento fissato per il pranzo ALLORA:
- NO NERO (Almeno le basi)
- NO BIANCO (Almeno le basi 2)
- NO ABITO LUNGO per cui non presentatevi alla chiesa di Cernusco sul Naviglio alle 11 del mattino con un abito a strascico in seta drappeggiata che sembra la tenda di un teatro
- SI’ AL CAPPELLO/FASCINATOR perché scegliere come accessorio distintivo un cappello, con veletta ancora meglio, o un tocco che dia personalità al vostro look, è cosa buona e giusta. Io non so più in che lingua dirvelo che i fascinators fanno la differenza su tutto e che rendono molto elegante anche il vestito più brutto acquistato due giorni prima a caso su Zalando.
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Devo aggiungere altro? |
(NB: il bon ton vorrebbe che si indossasse il cappello solo se lo fa la madre della sposa, MA, se la madre della sposa ha una orribile permanente rosso fuoco e le unghie di cristalli noi dobbiamo seguirne l’esempio? NO. E allora facciamo come ci pare e tanti cari saluti).
- NO SPARKLING perché i tocchi dorati, argentati, le pailettes, quella serie infinita di cristalli sparsi ovunque, sono l’emblema della cafonata, soprattutto se il matrimonio è di mattina.
- SOBRIETA’ quella sconosciuta. Non presentatevi a un matrimonio con tutto il contenuto della vostra cassetta di sicurezza, con tutto quell’oro giallo che la zia Tina vi ha regalato al battesimo perché è volgare. Via le tiare, i brillocchi da esibizione e rimanete con l’indispensabile. Se poi l’indispensabile è un diamante taglio baguette di 12 carati allora Santa Elizabeth Taylor da Hampstead vi proteggerà.
Se il matrimonio invece è fissato per il pomeriggio inoltrato, (dopo le 16) e il ricevimento è in serata, le regole cambiano leggermente.
- NO NERO (Almeno le basi ma spesso per la sera è sdoganato ma meglio di no)
- NO BIANCO (A maggior ragione che il ricevimento è in notturna)
- SI’ ABITO LUNGO oh finalmente potete dar sfogo a tutti i vostri traumi infantili dovuti a povere che diventano principesse e principesse che vogliono fare le povere. VIA CON IL LUNGO, VIA CON IL BALLO DELLE DEBUTTANTI.
- SI’ DETTAGLI GIOIELLI ma questo non vuol dire sembrare il lampadario della sala da pranzo di Valeria Marini ed essere tutta un cristallo. Meglio un tocco, un dettaglio, che sia la borsetta (PICCOLA E MAI A TRACOLLA che non state andando a Medjougorje con il gruppo vacanze) o le scarpe, o ma guarda un po’, nulla, perché come ho detto prima la sobrietà è sempre l’arma vincente in ogni occasione.
- NO IL CAPPELLO ma sì al cerchietto con dettaglio sbrilluccicante, o una piuma, o una piccola veletta, l’importante non sia il cappello a tesa larga, bandito a gran voce per i ricevimenti che si svolgono la sera.
- COLORI PIU’ SCURI solitamente una sfumatura più intensa rispetto alla gamma di colori che si usano per un matrimonio di mattina. Così l’azzurro di mattina, il blu la sera, lo smeraldo di giorno, il verde bottiglia la sera, e così via.
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Se il matrimonio è alle 11 del mattino a Cernusco sul Naviglio il 24 Luglio, ehm NO. |
Appositamente non parlo di scollature, calze sì o calze no, trucco e parrucco perché quello fa parte della circostanza e della situazione. Un matrimonio sul Lago di Como in una villa del Settecento costata agli sposi qualche svariato debito e il rene della madre della sposa, sarà diverso rispetto a un matrimonio in cui oh toh la famiglia di lei ha una masseria in Puglia in cui casualmente staranno benissimo i loro 400 invitati.
E poi le regole dell’etichetta cambiano con il passare degli anni e non sempre è da considerare un presagio di cattivo gusto, altrimenti care signore, al 25 di luglio alle ore 11 nella Chiesa di Sant’Egidia Immacolata di Catanzaro dovreste per forza, in nome dell’altissimo e rigidissimo bon ton, indossare calze velate, completo abbottonato fino al collo e scarpetta mezzo tacco quadrato che anche la più sottile e affusolata delle caviglie sembrerà un tronco di abete.