Siccome la vita è già abbastanza faticosa, fatta di disagi, ansie, pedalate sotto la pioggia e caduta libera di capelli, il segreto per quanto mi riguarda è l’ironia sulla qualunque, spargere il lato positivo su tutte le faccende e far diventare le disavventure materiale editabile per questo blog.
Con l’ultima di una lunga serie posso dire di aver vinto un po’ l’Internet. Premettendo che non sono così disperato da dare corda a chiunque mi faccia una moina e che non sono elemosinatore di seconde chance, quando una cosa non funziona io tronco, cancello, blocco MA l’ultima parola è sempre la mia.
La storia è sempre quella.
Inizio a sentire una persona che ti sembra interessante, che parla italiano, che lavora come servitù nell’alta borghesia milanese ma io posso apparire snob e in realtà mi mescolo spesso con il comun volgo, così concedo una possibilità e ci si promette il solito “Dai vediamoci per un caffè”.
Passano i giorni e nulla, si sparisce entrambi inghiottiti dagli impegni, dalla vita, dall’indifferenza di quel numero nuovo sul telefono che non sai se userai o cancellerai a breve.
Un lunedì sera tornando dalla palestra in bicicletta, davanti al portone del palazzo vedo questo ragazzo al citofono con il cellulare in mano, era evidente che stesse aspettando gli aprissero, lì al momento non ci ho dato peso, sto per uscire dal portone che lui mi tiene gentilmente aperto e noto la schermata del cellulare accesa sulla chat “Hornet”.
Capisco subito che è l’ospite di quel ragazzo che abita nella scala b del palazzo dove vivono tutte le mie prozie e dove è ancora appeso il necrologio della prozia Maria Giuditta, stoica milanese sempre vissuta lì al secondo piano.
Dopo qualche minuto l’illuminazione, ERA LUI, era quello che lavora nella servitù e che mi aveva proposto un caffè. Gli ho scritto e butto lì un “Ma possibile che ci siamo incrociati davanti al portone?”, e quando mi risponde (caso vuole, dopo mezz’ora- il tempo per un caffè) che sì, era proprio lui, io scoppio a ridere e mi chiede “Dai, se sei a casa scendi che sono qui sotto così ci conosciamo”.
Rispondo con cortesia “No grazie” e giunge la filippica.
“Cosa credi che siamo tutti uguali? Che sono andato per una sveltina? Ho preso solo un caffè, non c’è nulla di male a conoscere qualcuno, mi stai giudicando, non farmi passare per quello che non sono” ecc ecc, che noia.
Ok, tutto vero. Ma io posso uscire con qualcuno beccato a salire a casa del mio vicino di casa? E che fa ambarabaccicciccoccò sulle chat e che soprattutto si fa sgamare con le mani nella marmellata e non urla alla figura di merda ma cerca solo di rigirarla a suo vantaggio? La risposta è no.
Non ti piace il mio vicino di casa e quindi pensi “Visto che sono qui, c’è Lorenzo”? A questo punto vuoi rimanere alla riunione di condominio? Mi dai una passata allo zerbino? Cerchi un appartamento nella mia scala?
L’amor proprio prima di tutto, come nel film Sliding Doors, potevo trovare un semaforo rosso, decidere di non mettere via la bicicletta, di non aspettare che spiovesse, ma casualmente in quella frazione di secondo ero lì. E’ il Karma, o più certamente, la protezione della prozia Giuditta che single tutta la vita mi protegge dall’alto e suggerisce “Meglio single, pieni di vestiti, piuttosto che con coglioni simili, dammi retta”.
NEEEEEEEEXT.